COME PREGARE


Per Gregorio si tratta di rimanere in silenzio davanti a Dio, in religioso ascolto della sua Parola. Dio rivolge la sua parola all'uomo perchè lo ama, perchè lo considera un amico al quale aprire il proprio cuore. Dio è il primo a rivolgere la parola, perchè è il primo ad amare. Come risposta alla sua parola, nasce quel dialogo personale ed intimo che è la preghiera; ma soltanto chi ha imparato a tacere è in grado di parlare. Gregorio raccomandò sempre la coerenza: “Prima di parlare è necessario ascoltare; e ascolta veramente solo chi fa ciò che ascolta. Noi parliamo al prossimo in modo coerente, quando per primi facciamo quello che diciamo”. Incoraggiò inoltre la celebrazione quotidiana della messa, per ottenere il perdono sia per i vivi sia per i defunti e raccomandò questa pratica riportando esempi impressionanti, di cui il più famoso è la storia del monaco Giusto, liberato dal purgatorio dopo trenta messe celebrate una di seguito all'altra. Questo racconto ha talmente colpito l'immaginazione del popolo cristiano da dare origine alle cosiddette “messe gregoriane”, una serie di messe per un defunto, celebrate per trenta giorni consecutivi. C'è da sottolineare che non è certo il caso d'imputare a Gregorio l’aspetto superstizioso che, strada facendo, può aver assunto tale pratica. Sentiamo invece come, nel quarto libro dei “Dialoghi”, Gregorio trattò più esplicitamente del mistero eucaristico: “Dobbiamo ogni giorno immolare a Dio il sacrificio della sua carne e del suo sangue …Rendiamoci conto che questo sacrificio viene offerto per noi perchè esso riproduce sempre la Passione del Figlio unigenito per la nostra redenzione. Un credente non può dubitare che nel momento stesso dell'immolazione, alla voce del sacerdote, il cielo si apre i cori degli angeli assistono a questo mistero …le cose della terra si armonizzano con quelle del cielo e le cose visibili si uniscono a quelle invisibili” E ancora “…Noi che celebriamo i misteri della Passione del Signore, dobbiamo imitare ciò che facciamo. Sarà veramente un sacrificio a Dio per noi, se facciamo di noi stessi un'ostia”. Di più: “Se vogliamo che non sia vano per noi il sacramento della Passione del Signore, dobbiamo imitare ciò che riceviamo e annunciare agli altri ciò che adoriamo. Se la lingua tace, significa che il grido del suo sangue non trova in noi risonanza” I veri cristiani, per Gregorio, sono coloro mostrano quaggiù, con il loro modo di vivere, in particolare con la loro carità ed umiltà, i segni della loro elezione nella comunione dei santi, che li condurrà, dopo il tempo del pellegrinaggio terrestre, ai gaudi eterni. Gregorio richiamò i fedeli, anche i più umili, alle loro responsabilità nella Chiesa. Per portare i pesi gli uni degli altri (come esortava S. Paolo) e sopportarsi a vicenda, non basta la tolleranza e nemmeno la pazienza, se non sono accompagnate da amore sincero. “La vera pazienza è quella che ama il prossimo che sopporta; poichè tollerare ma odiare, non è virtù di mansuetudine ma collera malcelata”. Sappiamo bene che la Chiesa del tempo presente non è ancora la sposa tutta splendente di bellezza. Questo è per la Chiesa il tempo della prova e della persecuzione, il tempo in cui viene purificata per potersi presentare al suo Sposo senza macchia né ruga. “La Santa Chiesa non può attraversare il tempo del suo pellegrinaggio senza la prova della tentazione; anche quando non ha nemici aperti all'esterno, deve tollerare dentro di sé i falsi fratelli. Essa deve sempre lottare contro i vizi e anche in tempo di pace è impegnata nella guerra; e forse la sua afflizione maggiore non è cagionata dai colpi degli estranei, ma dalla cattiva condotta dei suoi”. Quantomeno, meditando queste parole di Gregorio, sempre attuali, sentiremo il bisogno di fare tutti un serio esame di coscienza. Gregorio riuscì ad analizzare con estrema lucidità questo “guazzabuglio” che è il cuore umano, egli lo mise a nudo, ma capì che per scrutarlo in profondità e per penetrarne i segreti, più che l’indagine serve la preghiera e pregare significa aprire gli occhi alla luce della Parola di Dio Un uomo che prega non può essere pessimista, poichè attinge speranza dalla Parola di Dio. Se attraverso la Parola di Dio impariamo a conoscere i cuore di Dio, impariamo a conoscere anche noi stessi, il nostro cuore dal quale esce il male ma anche il bene; e quanto più uno è illuminato dalla grazia, tanto più si scopre colpevole e miserabile. Così il primo beneficio di questa conoscenza è l’umiltà, “…poichè chi si lascia corrompere interiormente dalla superbia, è un fornicatore, perchè invece di amare Dio finisce per amare sè stesso”. Nelle cose della terra i più bravi sono quelli che arrivano più in alto, mentre “nella vita dello spirito é certo che si raggiunge Dio, che sta in alto, quanto più ci si abbassa per aiutare i fratelli” Pregare significa innanzi tutto cercare Dio, che è lo scopo essenziale della nostra vita. E infatti per Gregorio: “Chi nella preghiera non cerca Dio, ben presto si stanca di pregare; perchè se chiede ciò che Dio nel suo occulto giudizio rifiuta di concedere, finisce per venirgli a noia Colui che non vuol concedere ciò che egli vorrebbe. Ma Dio vuole essere amato sopra ogni cosa che ha creato, vuole che si chiedano i beni eterni più di quelli terreni ... Amare i beni eterni è già andare in cielo, e quando l'anima sospira con gran desiderio i beni celesti, soavemente pregusta questi beni che chiede di poter ricevere”. “Non vale l'orazione che non è continuamente alimentata dall'amore”. E ancora: “Non sono le nostre parole, ma il nostro desiderio che fa salire la voce più potente all'orecchio di Dio. Se con la bocca chiediamo la vita eterna, ma con il cuore non la desideriamo, il nostro gridare è un tacere. Se invece la desideriamo con tutto il cuore, anche se la bocca tace, il nostro silenzio è un grido” “...E la voce viene udita nel segreto, quando silenziosamente si grida per mezzo dei santi desideri”. “...Il linguaggio delle anime è il loro desiderio”. Ma perchè tante volte Dio non esaudisce subito le preghiere dei giusti? Gregorio ci ha dato questa risposta: “…Spesso i nostri desideri se non vengono esauditi subito, si sviluppano, maturano e diventano maggiormente capaci di ricevere il dono”. Se i giusti non riescono a realizzare subito i loro desideri, è perchè il ritardo stimoli maggiormente il loro ardore e dilati il loro cuore. Il ritardo a volte può far nascere in chi prega il dubbio di essere trascurato o, peggio, abbandonato dal Signore. Ma qui si fa strada l'immagine del chirurgo che quando interviene per guarire, rimane sordo alle grida dell'ammalato. “…Nella misura in cui trascura di ascoltare la voce del malato, ne procura la guarigione”. Per offrire esempi di vita ai piccoli e ai grandi, Gregorio scrisse il libro dei “Dialoghi”, perchè era assolutamente convinto che i fatti valgono più delle parole. Scrivendo vita e miracoli dei santi italiani, voleva dimostrare a quanti assistevano quotidianamente a fatti di violenza e sopraffazione, di crudeltà e barbarie, che su questa stessa terra continuavano a spuntare fiori di virtù, di coraggio e di santità, sia nei monasteri sia in mezzo alla popolazione oppressa. Il quarto libro dei “Dialoghi” si rivolge a coloro che dubitano dell'aldilà e della futura risurrezione sollevandoli dolcemente alla conoscenza del mondo invisibile per mezzo dei fatti visibili, che si vanno operando a sostegno della fede; così ciò che vedono li costringe a credere ciò che non vedono.




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