APPENDICE
Abbiamo detto all’inizio che Gregorio può parlare ancora a noi tutti, per questo abbiamo ritenuto opportuno stralciare dalle sue opere altre riflessioni che sono, a nostro avviso d'una sconcertante attualità. “…Nessuno osi accedere ai sacri ministeri senza essere purificato e nessuno, scelto dalla grazia divina, rifiuti superbamente sotto pretesto di umiltà”. “…E’ necessario che chi annunzia la Parola di Dio, prima si preoccupi del suo modo di vivere, per poi attingere dalla propria vita ciò che deve dire”. “…Il cuore di chi ascolta si sente spinto all'amore di Dio e del prossimo più dai fatti che dalle parole”. Semplicità, calore e fine umorismo, umana simpatia e senso della concretezza devono caratterizzare il dialogo del pastore col popolo, perchè lo segua con crescente interesse. Il commentatore della Parola di Dio, avendo di mira il progresso spirituale di chi ascolta, dovrà tener conto delle esigenze diverse degli ascoltatori: “La Parola di Dio ha infatti di che esercitare la gente colta coi suoi misteri e, sovente, di che esercitare i semplici con i suoi chiari insegnamenti. Con il suo senso ovvio, offre nutrimento ai più piccoli; con le sue profondità, tiene in serbo significati tali da riempire di ammirazione gli spiriti più elevati”. “Si può paragonare la Parola di Dio a un fiume, dalle acque basse e ora profonde: così basse che può attraversarle un agnello, così profonde che vi può nuotare un elefante”. “Resta senza frutto la parola di chi insegna se non riesce a suscitare un incendio d'amore”. E l'amore “compie grandi cose, se c'è in noi. Se non arriva ad attuarsi nelle opere, non è amore”. Non si riesce a tollerare a lungo il prossimo se non si riesce ad amarlo. “Se lo ami riesci a portarlo senza scaricarlo, se smetti di amarlo non riesci più a tollerarlo; se poi subentra il fastidio, il prossimo diventa pesante e insopportabile”. Non tutti i momenti sono adatti all'insegnamento. “Molto spesso l'efficacia delle parole va perduta, se non vengono proferite al momento giusto. Spesso, poi, quel che vien detto con più dolcezza acquista valore a suo tempo. Sa parlar bene chi, se è il caso, sa tacere. Che giova infatti rimproverare un arrabbiato quando è talmente fuori di sè che non solo non tollera le parole d'un altro, ma a stento sopporta sè stesso?”. Qui e altrove, Gregorio si rivela saggio pedagogo e finissimo psicologo. Nella Chiesa vi sono doni diversi e compiti diversi, come diverse sono le persone che la compongono. “... a nessuno viene dato tutto”; con mirabile disposizione, “Dio dispensa i doni ai suoi eletti in modo tale che concede a uno ciò che nega all'altro”, affinchè, bisognosi gli uni degli altri, ricercassimo la comunione. “Dio ha fatto con tutti gli uomini come con le regioni della terra: avrebbe potuto elargire a ciascuna terra tutti i frutti, ma se una regione non avesse bisogno dei frutti dell'altra, non si attuerebbe tra loro alcuna comunione. Perciò, a una regione ha concesso abbondanza di vino, a un'altra abbondanza d'olio; in questa fa abbondare il bestiame, in quella il frumento; e così nasce lo scambio dei prodotti, e le terre tra loro lontane sono ravvicinate e riunite da questa comunione. Ciò che vale per le regioni della terra, vale ancor di più per le anime dei santi, i quali mentre si comunicano a vicenda ciò che hanno ricevuto, come fanno le diverse regioni con i prodotti della terra, tendono a ritrovarsi tutti nell'unica carità”. “Dio dispone le cose in modo che ognuna sia di tutti e, per esigenza di carità, tutte siano di ciascuno, e ciascuno possiede in un altro ciò che personalmente non ha ricevuto, ed egli umilmente mette a disposizione degli altri ciò che ha ricevuto da Dio ... La multiforme grazia di Dio è ben amministrata quando siamo convinti che i doni a noi dati sono degli altri, perchè ci sono stati dati a loro vantaggio”.
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