Il territorio
Il Massiccio del Grappa è indubbiamente una delle porzioni più emblematiche delle Prealpi Venete:
interessa il Feltrino, il Vicentino, il Bellunese ed in misura minore il Trevigiano costituendo
l’ultimo complesso montuoso che con andamento N-NO divide la Valle del
Brenta da quella del Piave prima della loro definitiva uscita nella Pianura Veneta.
Con una superficie di circa 400 Kmq, la sua estensione massima in linea retta da SO a NE
è di circa 30 Km da Pove a Feltre, mentre è di 23 Km da O a E, da Carpanè a Pederobba.
La sua orografia è in realtà decisamente complessa, da Cima Grappa dipartono infatti numerose
dorsali che, calando in diverse direzioni, ne aumentano notevolmente l’estensione geografica.
Il massiccio sale abbastanza dolcemente da nord, mentre è piuttosto brusco il contatto con la pianura veneta a sud. Presenta le sue maggiori sommità proprio in corrispondenza del margine meridionale e prima fra tutte Cima Grappa con i suoi 1775 m.
Questa particolare morfologia del terreno si rivelò di grande importanza soprattutto sull’andamento della battaglia difensiva dell’inverno 1917, perché le possibilità di osservazione e di tiro dalla Cima Grappa, collocata a 9000 metri dal Brenta e 12000 dal Piave erano eccezionali e consentivano non solo di individuare le truppe austro-ungariche, ma anche di interferire pesantemente sui loro movimenti e sulla loro rete logistica, del resto improvvisata su terreni che ben poco si prestavano allo scopo per la mancanza di vie di accesso comode e carrabili.
Dalla dominante sommità del Grappa si diramano varie dorsali: verso est correndo tra val delle Mure, val Calcino e la pianura, si stacca la dorsale costituita dal monte Boccaor, monte Meatte, Cima della Mandria, monte Pallon, che discende rapidamente sul crinale del monte Tomba e Monfenera dominando la conca di Alano e finendo in pianura presso Fener.
Verso ovest si snoda la dorsale monte Rivon - monte Coston, dal Col delle Farine all’Asolone, curvandosi verso nord-ovest per Col della Beretta e Col Caprile per finire in basso verso sud-est con il dolce crinale dei Colli Alti a Pove e Romano fra il Brenta e le valli di San Lorenzo e Santa Felicita. Da Col Beretta uno sprone scosceso porta a Col Bonato, punto dominante, per arrivare fin quasi a Cismon.
Calando dalla Cima rocciosa del Grappa, detta anche “Nave”, verso settentrione un’altra dorsale si scioglie attraverso il monte Pertica, il monte Prassolan e attraverso il Col Fredina (1309 m.) e il Col di Baio, termina sul più imponente e settentrionale monte Roncone, dai cui declivi si perviene alla Sella di Artèn, lasciando verso est la Val Stizzon. Da questa dorsale si staccano contrafforti minori: tra il monte Pertica e Prassolan si nota verso ovest quello del Col dei Prai che fa da sbarramento tra la val Goccia ad ovest e la val del Corlo ad est.
Sempre dalla cima si stacca poi in direzione nord-est il crinale che scende alla Croce dei Lebi, proseguendo per monte Casonet, Col dell’Orso, i Solaroli, il Monte Fontanasecca, il Monte d’Avien, il Peurna e curvando verso oriente il Sassumà, il Monte Santo e il Tomatico per calare infine sulla conca di Feltre.
Anche qui partendo dal Monte Santo si stacca verso sud una dorsale secondaria che forma i Monti Tese e Cornella. Dai Solaroli poi si nota un ulteriore contrafforte che si slega verso oriente, e passando per il Valderoa giunge fino alla Rocca Cisa, delimitando a nord l’alta Val Tegorzo e a sud la Val Calcino.
Nella zona orientale un ulteriore crinale con origine in Col della Mandria si sviluppa verso il Monte Medata (delimitando la valle del torrente Ornic), per terminare con il Monte Spinoncia.
Verso sud infine si stacca la dorsale a cime strapiombanti costituite dal Monte Meda, Monte Colmbera , Monte Pala, Monte Legnarola e Monte Cornosega. Tale dorsale delimita a ovest la valle di Santa Felicita e a est quella della Madonna.
Dal monte Meda si scioglie verso ovest la dorsale dei Colli Vecchi e il Monte Oro, delimitata dalla Val delle Foglie e da quella del Boscon.
L'ambiente
Il Monte Grappa è costituito da rocce carbonatiche di origine sedimentaria, frutto della trasformazione in roccia di detriti e di materiale organico di provenienza animale (gusci e scheletri) e vegetale (alghe e legno) sul fondo del mare. Questi sedimenti si sono accumulati a partire da oltre duecento milioni di anni fa e il processo è proseguito fino a circa trenta milioni di anni fa, dopo di che il fondale marino ha cominciato ad essere spinto verso l’alto, ad emergere fuori dall’acqua e ad innalzarsi creando le montagne. A partire da circa centomila anni fa è iniziato il processo di erosione (ad opera soprattutto delle glaciazioni) e di modellamento della montagna.
Le rocce carbonatiche sono rocce sedimentarie calcaree e dolomitiche formate da carbonati che comprendono per la maggior parte carbonato di calcio e carbonato di magnesio.
Il carbonato di calcio a seconda della sua età e della sua combinazione con altri elementi (silicio, magnesio…) si mostra generalmente stratificato assumendo via via designazioni differenti. Partendo così dal fondovalle della Valbrenta incontriamo la Dolomia principale e salendo fino a circa 1000 m. il Calcare grigio associato al Calcare oolitico o al Calcare bianco. Continuando l’ ascesa troviamo uno strato tra i 10 e i 15 metri di spessore di Rosso ammonitivo con la caratteristica colorazione assunta dalla presenza di noduli algali e gisci marini rossastri, sopra cui si estende lo strato di Biancone, roccia chiara e friabile. Questa successione si inverte nella parte orientale del Massiccio, dove si inseriscono anche formazioni come la scaglia rossa e le marne di Possagno.
Unicamente nel versante feltrino affiorano il Calcare del Vajont e la Formazione di Igne.
Biancone | |
Rosso Ammonitico | |
Calcare Grigio | |
Calcare Bianco | |
Dolomia | |
Scaglia Rossa |
Il monte Grappa presenta quindi le caratteristiche tipicamente carsiche dovute all'attività chimica dell'acqua non solo sui suoi declivi, ma anche all’interno della montagna.
Il carsismo si sviluppa principalmente a seguito della dissoluzione chimica delle rocce calcaree. La corrosione avviene per opera degli agenti atmosferici, prima fra tutti l’acqua piovana che, combinandosi con l’anidride carbonica presente in atmosfera, diventa sufficientemente acida da intaccare la roccia calcarea, discioglierla, renderla spugnosa, fratturarla, fino a creare vere e proprie voragini sotterranee. La pioggia viene assorbita dal terreno in profondità, per sorgere solo ai piedi del Monte sui versanti sud e ovest in forma di fontanazzi, o dare vita a pochi torrenti di bassa quota come lo Stizzon (valle di Seren), l’Ornic (valle di Alano) e il Tegorzo (valle di Schievenin) sui versanti nord orientali. Tale fenomeno lascia quindi all’asciutto la montagna che rimane priva d’acqua.
Ai fini della difesa in tempo di guerra questo è un problema fondamentale e spiega la rilevanza delle cisterne che gli italiani fecero in tempo a costruire prima dell’arrivo delle armate nemiche.
Eloquente che le valli che incidono il Massiccio del Grappa siano prive di corsi d’acqua perenni, il che, accanto alla carenza di fonti, ha sempre inibito l’insediamento umano, limitando la sua presenza oltre i 1000 metri al pascolo del bestiame nei mesi estivi, quando i montanari si trasferivano nelle malghe.
Abbastanza di frequente si incontrano anche i cosiddetti “baiti” (ricoveri dei falciatori), e alle altitudini più basse le tipiche “casère”, costruzioni costituite in genere da una cucina, una camera, e una stalla con annesso fienile.
La copertura vegetale del piano montano è stata fortemente compromessa dal taglio indiscriminato che si svolgeva nei secoli scorsi (legno da carbone, da opera, da ardere etc.) e dalle distruzioni avvenute durante la prima guerra mondiale. Oggi abete rosso, faggio e larice sono le specie maggiormente diffuse. Comuni anche l’acero di monte e il salice stipolato. Il maggiociondolo cresce ai margini del bosco e spesso forma siepi che separano i pascoli, dove l’abbandono favorisce la crescita di piante come il ginepro e le rose canine. Il sorbo degli uccellatori è spesso presente presso le casere e le malghe, mentre qua e là si incontra il salice delle capre. Sotto i mille metri di quota, specialmente nei versanti meno freddi,è diffusa la boscaglia di ornello, roverella nera e carpino nero, a cui si aggrega occasionalmente l’acero di monte, il corniolo e la betulla. Alle quote più basse troviamo anche specie legate alla presenza dell’uomo e alle sue attività, come l’albero di Giuda, il cipresso, l’ailanto e qualche pianta da frutto come il castagno (nei versanti più freschi) e il ciliegio. Molti anche gli arbusti come i biancospini, il pero corvino e la lantana.
Bibliografia
Massignani – Bellò
Guida al Monte Grappa
Gino Rossato Editore
Mocellin – Perini
La flora e la natura del Monte Grappa
Cierre Edizioni
Fabio Donetto
Monte Grappa Sentieri di Guerra
Danilo Zanetti Editore
Capovilla – De Santi
Sui sentieri dei partigiani nel Massiccio del Grappa
Cierre Edizioni